Ebbene sì, è ufficiale… Da due giorni è iniziato l’autunno 🙁 E siccome indietro non si torna, devo solo aspettare pazientemente circa 10 mesi per potermi di nuovo godere il torrido caldo estivo… Ma me ne farò una ragione: abbandoneremo le insalate fresche, le granite ghiacciate e i dolcissimi e succosissimi frutti estivi, è vero, ma in questa stagione bigia, piovosa e tremendamente buia (se c’è una cosa che io odio sono le giornate corte, che alle 16,00 è già buio :evil:), la terra ci riserva comunque doni molto gustosi… Già sento il profumino legnoso e muschiato dei funghi, quello caldo ed intenso delle castagne e quello dolce ma al contempo asprigno dell’uva… Ecco, appunto, l’uva! Partiamo proprio da qui.
Tipico della stagione autunnale, nonché della mia regione (anzi, anzi, proprio della mia città: a quanto ne so, questo dolce è tipicamente pratese), il Pan coll’Uva, o “schiacciata” con l’uva (“stiaccia”, per dirla alla nostra maniera… E guai a chi la chiama “focaccia”!), è un dolce che nel periodo settembrino spopola nei supermercati, nei panifici, alle feste di paese e nelle cucine italiane. Non l’avevo mai fatto prima, e anzi, nonostante mi piaccia molto (in particolare, adoro il sapore del pane dolce irrorato del succo rosa/viola degli acini!) non lo mangio quasi mai… Il motivo? Quegli odiosissimi semini 👿 E siccome è raro, anzi, è pressoché impossibile trovare del pan coll’uva senza semi, poiché la cosa richiederebbe un lavoro certosino non da poco, avevo inizialmente deciso che questo pallosissimo lavoro l’avrei fatto io stessa… Per riuscire quindi a godermi una schiacciata con l’uva a modino 😉
E però, ammetto che dopo aver aperto e privato dei semi circa metà chicchi, la pasta era ormai ben lievitata… Ed io ero ormai stravolta 😕 Quindi non posso dire di aver gustato, neanche stavolta, un pan coll’uva totalmente privo di semi… E’ ottimo e succosissimo lo stesso eh, ma a costo di pagare qualcuno per darmi una mano, giuro a me stessa che la prossima volta lo rifaccio senza l’ombra di un seme!
- 20 g di lievito di birra fresco
- 90 g di fruttosio (o 100 g di zucchero) + altri 3-4 cucchiai per spolverizzare
- 180 ml di acqua tiepida
- 400 g di farina 00
- 1 pizzico di sale
- 800 g di uva nera da vino, varietà Canaiolo (peso lordo 1 kg circa)
- 1 cucchiaino di semi di anice
- olio extravergine di oliva
- Sciogliete il lievito di birra ed il fruttosio (o zucchero) in metà dell’acqua.
- Impastate la farina con il sale e 4 cucchiai d’olio, quindi versate l’acqua in cui avete sciolto lievito e fruttosio ed iniziate a lavorare l’impasto, aggiungendo via via l’altra acqua. Spostatevi sulla spianatoia lavorando ancora l’impasto per una decina di minuti, fino a che non sarà morbido, e ponetelo a lievitare per circa 2 ore nella ciotola leggermente unta, nel forno spento con la luce accesa, coprendolo con un canovaccio. Nell’attesa, lavate bene gli acini d’uva.
- Passato il tempo della lievitazione dividete l’impasto in due parti, una leggermente più grande dell’altra. Ungete bene la teglia rettangolare ed andate a stendervi lo strato di pasta più grande, modellandolo con le dita direttamente all’interno della teglia, lasciando fuoriuscire un paio di cm di bordi. Ricoprite con un primo strato d’uva (diciamo ⅔ del totale), avendo cura di lasciare libero un po’ di spazio lungo i bordi; spolverizzate con altro fruttosio (o zucchero) e versate un filo d’olio. A questo punto stendete col mattarello la pasta rimasta formando un rettangolo e con essa andate a chiudere la schiacciata, unendo bene i bordi dei due strati di pasta con le dita: dovrete sovrapporre i bordi liberi dello strato sottostante al rettangolo di pasta più piccolino. Ricoprite la schiacciata con gli acini d’uva rimasti, cercando di pressarli per farli aderire alla pasta; spolverizzate con dell’altro fruttosio (o zucchero) e versate un altro filo d’olio.
- Cospargete in ultimo i semini di anice, quindi infornate a 180° C per 50 minuti circa, coprendo la superficie con un foglio di carta stagnola all’incirca a metà cottura; aspettate che sia tiepida prima di affettarla e di gustarla.
EDIT DEL 14/09/2018: non ho modificato post e ricetta, ma dopo ben 8 anni ho fatto nuove foto a questo dolce che preparo quasi tutti gli anni come da tradizione, e le ho inserite qui nel post sostituendole alle vecchie 😀 Purtroppo però non ho rispettato la promessa fatta a me stessa: anche stavolta non ho tolto i semi dall’uva, neanche ad un chicco… Con Marta il tempo per queste cose non esiste ed è finita che mi son fatta piacere il pan coll’uva anche coi semi 😛
Con questa ricetta partecipo al contest La Cucina in Viola”, di La Stufa Economica!
Con questa ricetta partecipo al contest Ricette d’Autunno, del blog C’è Crisi!
Vi dice
sono strabiliatà da questa ricetta!! e cmq i semi dall’uva a uno a uno li levo anch’io sempre! li odio! ahahah 😀
pixel3v dice
Vi ma grazie 😀
Eh anch’io li levo i semi dell’uva quando me la mangio così a chicchi (infatti poi mi stufo e dopo 3 o 4 chicchi non ne mangio più!), ma per questa ricetta come vedi ho desistito dopo un po’… E le volte successive che l’ho preparato non ci ho neanche più provato, troppa fatica 😀
Bacio
Vi dice
eh lo so, questo è il motivo per cui mangio l’uva molto raramente…però una volta ho fatto una macedonia buonissima (una delle poche cose fatta interamente da sola -.-) e l’uva sbucciata e senza semi ci stava una delizia! bacini Vi 🙂
pixel3v dice
complimenti per la pazienza allora 😀
E’ decisamente più buona l’uva, senza buccia e senza semi… da bambina la sbucciavo sempre, certi lavorini da certosina… ma infatti mi mangiavo quattro o cinque cicchi per volta,mica di più!
Tanti baci a te!
lastufaeconomica dice
bellissima questa focac…..ops….pan coll’uva….grazie della tua partecipazione, ciao