La cara Annarita Rossi del blog Il Bosco di Alici è l’ambasciatrice della giornata di oggi del Calendario del Cibo Italiano che celebra la Noce, uno dei frutti più controversi della storia della nostra tradizione gastronomica. Il motivo? Scopritelo insieme a me e leggendo il post ufficiale di Annarita… E non perdetevi la ricetta dei Testaroli al Farro con Sugo di Noci!
L’albero del noce, originario dell’Asia Minore, è stato importato prima in Grecia e poi a Roma intorno al 100 a.C., e grazie alle proprietà nutrizionali dei suoi frutti, molto calorici (ben 650 calorie per 100 grammi!), si è diffuso ben presto in tutta l’Europa, divenendo uno degli alimenti più consumati durante i periodi di carestia.
Il noce appartiene alla famiglia delle Juglandacee, termine che deriva dal latino “Iovis glans”, ossia “ghianda di Giove”, probabilmente per la sua maestosità e per la sua peculiarità di crescere in luoghi isolati, lontani da altre specie arboree: ciò è dovuto alla presenza della juglandina, sostanza tossica secreta dalle radici e dalle foglie, che provoca la morte delle altre piante nelle vicinanze.
Proprio da qui deriva la “controversia” insita in questo frutto, indispensabile dal punto di vista alimentare ma temuto per la presenza di questa sostanza che ha contribuito a far aleggiare intorno al noce e ai suoi frutti una nomea piuttosto sinistra. Non a caso ancora oggi si una il termine “nocivo” per indicare qualcosa di dannoso per la salute!
Già nella Bibbia il noce è considerato negativamente, in quanto specie esclusa dal Paradiso Terrestre; il legno di quest’albero, inoltre, è usato per confezionare la croce sulla quale muore Gesù.
Ma quello che rende “nocivo” quest’albero più di ogni altra cosa è il suo legame con la stregoneria: la leggenda che ruota intorno al noce di Benevento narra infatti che sotto a quest’albero si riunissero le streghe nella notte di San Giovanni, il 24 giugno, per il solstizio d’estate. E’ da qui che si è diffusa la credenza secondo la quale se ci si addormenta all’ombra di un noce ci si risveglia con una forte emicrania. Più realistica e legata proprio alla presenza di juglandina è invece la convinzione che, se le radici dell’albero penetrano nelle stalle, faranno morire il bestiame.
Eppure le noci, sfiziose e dal sapore gradevole, sono molto versatili in cucina. Da esse si ricava il Nocino, pregiato liquore che si prepara con i malli acerbi raccolti, come vuole la tradizione, proprio nella notte di San Giovanni; ma i gherigli della noce sono ottimi anche per impreziosire dolci, antipasti e primi piatti.
Nella mia ricetta, le noci sono l’ingrediente principale del sugo che va a condire i Testaroli, una pasta antica tipica della Lunigiana preparata con farina (un tempo di farro, oggi di grano tenero), acqua e sale che già era diffusa ai tempi dei Romani – che dominavano l’antica città di Luni alla foce del fiume Magra – e che ancora oggi si produce in quelle zone (oggi corrispondenti al territorio della provincia di Massa Carrara) con rispetto della ricetta originale.
Il termine “testaroli” deriva dalla parola “testo”, ossia il contenitore di argilla – oggi di ghisa – in cui avviene la prima fase della loro cottura: sfruttando il calore rovente dei testi si ottengono dei dischi di pasta sottili. Un tempo i contadini preparavano i testaroli nei gradili, ossia i locali annessi alle case di campagna adibiti proprio alla loro preparazione. Una volta formati i dischi, essi vengono tagliati a rombi e versati in acqua bollente, dove verranno cotti, a fuoco spento, per pochi minuti. Una volta scolati, la tradizione della Lunigiana vuole che essi siano conditi con pesto alla genovese, ma non è raro trovarli abbinati ad un sugo di funghi trifolati o ad un pesto di noci, o ancora serviti semplicemente con olio e parmigiano grattugiato: la porosità che caratterizza i testaroli consente loro di assorbire i condimenti più di qualunque altro tipo di pasta, ed il loro spessore li rende davvero gustosi al palato.
- per i testaroli:
- 200 g di farina di farro
- 1 pizzico di sale
- 300 g di acqua tiepida
- per il sugo di noci:
- 100 g di gherigli di noci + qualcuno per la decorazione
- 50 g di parmigiano grattugiato + quello per la decorazione
- 1 piccolo spicchio d’aglio
- 1 rametto di maggiorana + quella per la decorazione
- 70 ml di panna fresca
- sale
- pepe bianco
- olio extravergine di oliva
- Mescolate la farina con il sale, dunque stemperate versando a filo l’acqua tiepida e mescolate bene senza che si formino grumi; dovrete ottenere una pastella piuttosto fluida, che veli il cucchiaio, simile a quella delle crepes. Lasciate riposare per una decina di minuti.
- Scaldate il testo sul fuoco (in alternativa potete usare la padella antiaderente da crepes, leggermente unta), versate la pastella fino a raggiungere lo spessore di 3 mm, coprite e lasciate cuocere 3 minuti per lato; ripetete l’operazione fino ad esaurire la pastella: io ho utilizzato una padella larga 28 cm e con queste dosi ho ottenuto 2 testaroli.
- Raffreddate ogni testarolo adagiandolo tra due panni asciutti.
- Nel frattempo, preparate il sugo: frullate nel mixer i gherigli di noce, il parmigiano, l’aglio sbucciato, la maggiorana e la panna. Aggiustate di sale se necessario (io non ne ho avuto bisogno), unite un pizzico di pepe bianco ed amalgamate con qualche cucchiaio d’olio.
- Tagliate i testaroli a strisce di circa 4 cm per lato, quindi ricavate da ogni striscia dei quadrotti più o meno delle stesse dimensioni. Immergete i testaroli in acqua calda salata, avendo l’accortezza di spengere il fuoco non appena avrà raggiunto l’ebollizione, assieme ad un filo d’olio, e lasciate cuocere per due minuti.
- Scolate i testaroli con una schiumarola e serviteli nei piatti alternandoli a strati di sugo; decorate con una spolverata di parmigiano grattugiato, qualche gheriglio di noce tritato grossolanamente ed alcune foglioline di maggiorana e servite subito.
Bibliografia:
M. Fiorini, Ti do una noce! Storia, leggende e ricette del frutto più magico, 2013, Damster Edizioni
AA. VV., 1000 ricette della cucina italiana, 2010, Rizzoli
http://www.testaroli.net/
Annarita Rossi dice
Ma brava che hai fatto i testaroli da sola senza i testi, bella idea che copierò di sicuro. Brava Calendar Girl, bella proposta. Un bacio.
pixelicious dice
Ma grazie Annarita! Non saranno proprio uguali a quelli fatti coi testi, ma ti assicuro che è un’ottima alternativa 🙂 Un bacio a te!
laura bertolini dice
vebbè…. ma quanto mi ispira questa ricetta!!!! Grande sara. un abbraccio 🙂
pixelicious dice
Grazie mille Laura! Un abbraccio 🙂
laura bertolini dice
Vabbè ma quanto mi attira questa idea!!! Grande Sara . un abbraccio 🙂