GIORNO 4 – Sabato 9 gennaio 2010: LE ULTIME COSE DA VEDERE
Siamo a Barcellona da ben tre giorni e non abbiamo ancora visto il mare, se non dall’alto, il mio adorato mare… Bisogna rimediare! Eppure… c’è ancora qualcosa… Oh cavoli, non siamo ancora stati al Parc Güell!! Bene, il programma di oggi è il seguente: Parc Güell – mare – zona della Ribera (la parte ad est del Barrìo Gotico).
Ci incamminiamo prima del solito, sulla Rambla non c’è anima viva, tranne i mimi che si preparano ad iniziare la loro lunga giornata di lavoro. Prendiamo la metro a Liceu, scendiamo a Lesseps, ma Parc Güell è molto in alto e le nostre gambe oggi non ce la fanno… Taxi! La simpatica tassista ci fa fare il giro delle sette chiese, ma alla fine giungiamo a destinazione. Quale affascinante spettacolo davanti ai nostri occhi… “Luca, ma queste sono le casine di marzapane!!”. Le due case in questione, progettate per ospitare i custodi del parco e servire come reception per chi si recava in visita ai residenti (che però non si sono mai materializzati), costituiscono l’entrata di Parc Güell, parco che, appunto, era stato progettato per essere una città nel verde, che avrebbe dovuto ospitare circa 60 abitazioni per il ceto benestante. Ma dopo 14 anni di lavoro, causa mancanza di fondi, Güell fu costretto ad abbandonare il progetto e Gaudì a sospendere il suo lavoro. Oggi, Parc Güell è per i Barceloneti un parco bizzarro dove passeggiare nel verde godendo della visuale di panorami a dir poco splendidi. Ma procediamo con ordine: passate le due case ci si trova davanti ad una scalinata fiancheggiata da mura in ceramica (e da una maestosa salamandra, simbolo della città di Barcellona) che sembra condurre ad un salone da ballo. Invece, salite le scale, ci si trova di fronte ad un enorme porticato costituito da ben 86 colonne sormontate da una piattaforma, porticato che avrebbe dovuto essere la sede del mercato del quartiere residenziale. Salendo su per le stradine ai lati del porticato, si raggiunge appunto la piattaforma sovrastante, dalla quale si ha una splendida visuale di tutta la città. Ma quel che attrae la vista, qui, sono le panchine in ceramica lucida poste giro giro alla piazzetta, un vortice ondulato di colori che farebbe sbizzarrire anche il fotografo meno ispirato 😉 Proseguendo verso Nord, i sentieri si allargano attraverso il parco, tra gli alberi, e conducono al punto più alto di tutto il parco, il monumento al Calvario, un monumento con tre croci che furono distrutte durante la guerra civile e che oggi sono state ricostruite. Insomma, noi che oggi volevamo camminare di meno, ci siamo lasciati prendere e siamo voluti arrivare fino a lassù in cima!
La discesa è più facile, ma abbiamo già le gambe a pezzi, e il mare ci aspetta. Torniamo giù con un taxi, stavolta il viaggio è breve. A Lesseps prendiamo la metro fino ad Urquinaona, dove scendiamo per ammirare il favoloso Palau de la Musica Catalana, uno splendido teatro ma anche e soprattutto uno dei più bei capolavori di arte ed architettura modernista, dichiarato addirittura, nel 1997, patrimonio universale dall’UNESCO. Siamo già in zona Ribera, ma vogliamo mangiare sul lungomare, per cui decidiamo di scendere giù con la metro fino al Port Vell e di ripassare in questa zona al ritorno.
Il Monument a Colom segna la fine della Rambla e l’inizio della zona del lungomare. Proseguiamo sulla Ronda del Litoral, ammiriamo la Testa di Barcellona (in Plaça d’Antoni Lopez), una scultura, appunto, a forma di testa, contributo di Roy Lichtenstein (pittore astratto e massimo esponente del movimento americano della Pop Art) al paesaggio di Barcellona; la scultura ricorda moltissimo il disegno fumettistico, per il quale, non a caso, Lichtenstein divenne famoso. Dal lungomare sporge una lingua di terra che va verso il mare; qui ci sono l’Acquario, un multisala ed un centro commerciale, il Maremàgnum. Non ci interessano, proseguiamo per il Passeig Don Joan Borbó e scegliamo uno tra gli innumerevoli ristorantini di pesce in cui fermarsi a pranzo. Andiamo da Can Costa (Passeig Don Joan Borbó 70), la paella è discreta (ma quella di Dalì non la batte nessuno!) e le cozze al vapore pure; ci mangiamo, finalmente, una crema catalana (ma non ottima, purtroppo…), poi ci rimettiamo in cammino.
Dopo pochi minuti giungiamo a La Barceloneta (“La Piccola Barcellona”), il quartiere povero ma pieno di vita del lungomare abitato principalmente da marinai e pescatori. Allungarsi fin sulla spiaggia è d’obbligo, sedersi sulla sabbia, “toccare” l’acqua del mare… Luca fotografa i surfisti, io raccolgo conchiglie per la mia collezione. E’ primo pomeriggio, verrebbe quasi voglia di sdraiarsi, non fosse per il freddo e per il vento gelido che ci accompagna da ieri… Ma ci rimettiamo in cammino, ormai dobbiamo arrivare fino in fondo al lungomare, che pare interminabile. Proseguiamo per il Passeig Maritim de la Barceloneta, fotografiamo curiosi il Peix, scultura in bronzo che ricorda un pesce (come il nome stesso suggerisce) opera dell’architetto statunitense Frank Gehry, ed arriviamo al Port Olimpic, dietro al quale si erge Vila Olimpica, il villaggio costruito per gli atleti durante i Giochi Olimpici del 1992. Il porto, creato appunto per gli eventi di vela dei Giochi, insieme col villaggio, fa parte di un programma di rinnovamento urbanistico davvero ampio, tanto che risulta difficile immaginarsi come fosse questa parte di porto quando ancora le industrie occupavano l’intera zona.
Terminata la passeggiata sul lungomare torniamo verso Nord: pochi passi e siamo di nuovo nella zona della Ribera. Prima di imboccare Carrer de la Marina, ci imbattiamo in un’area verde caratterizzata da due sculture degne di nota, che la guida neanche segnalava: alla nostra sinistra il Parc de les Cascades, al cui centro si erge David i Goliat, di Antoni Llena, un’imponente scultura realizzata con tubi e lamiere di ferro, che sembra un aquilone sgangherato ispirato ad Halloween; alla nostra destra il Parc del Port Olimpic, nel quale si scorge Marc, una scultura espressionista che rappresenta una figura umana, in bronzo ma con toppe dipinte, realizzata da Robert Llimos per celebrare la diversità ed il multiculturalismo.
Saliamo ancora, fiancheggiamo i binari della stazione e cerchiamo di visitare il Mercat del Born (il secondo, per grandezza ed importanza, dopo quello della Boqueria), ma l’edificio in ferro battuto che lo ospita è in reastauració (tanto per cambiare!), quindi ci dirigiamo verso il Parc de la Ciutadella, il principale polmone verde del centro di Barcellona, attraversato dall’Estany, un rilassante laghetto in cui è possibile persino affittare una barca a remi (noi, poco romantici, non l’abbiamo fatto). Più a Nord, nel parco, si erge la Cascada, un’imponente arcata affiancata da scalinate e sormontata da statue dorate neobarocche creata da Josep Fontsère (ideatore del parco) a cui prese parte un giovanissimo Gaudì.
Intanto, il sole tramonta… Direi che è il caso di rincasare, stasera abbiamo un appuntamento importante (la partita 😀 ) e non possiamo tardare! Attraversiamo la Ribera percorrendo Carrer de Montcada, strada medievale vecchia più di 700 anni famosa soprattutto per la presenza del Museo di Picasso (che noi non abbiamo visitato, visto che pare non esserci granchè del periodo cubista del pittore 🙁 ), saremmo già nel Barrio Gotico ma ci allunghiamo fino alla Boqueria per la nostra consueta merendina/aperitivo a base di frutta, quindi torniamo indietro fino all’ostello.
Il resto… beh, pura e semplice telecronaca: doccia, sigaretta, la corrente che salta, Luca che dorme, cena da Wok To Walk, in Carrer del Escudellers 47 (una catena di ristoranti economici che ti spadellano quel che vuoi nella wok: si sceglie il tipo di spaghetto, i condimenti -frutta, carne, pesce- e la salsina), caffè e partita al JP Bar, gol di Maccarone, pareggio di Milito, vantaggio dell’Inter su punizione di Sneijder, pareggio di Ekdal, vantaggio del Siena con Maccarone, nuovo pareggio dell’Inter con un’altra imparabile punizione di Sneijder e… dulcis in fundo, al 48’ s.t., il 4-3 dell’Inter con Samuel… Queste sì che son soddisfazioni 😀 Le interviste post-partita non si possono ascoltare (per la gioia di Luca!), il ragazzo del JP Bar ha già alzato la musica a tutto volume. Torniamo in camera e ci addormentiamo all’istante. Per la prima volta, dormiamo tutta la notte senza mai svegliarci. Forse stanotte hanno fatto meno caciara del solito. Ma no, è sabato sera… Forse siamo noi che ci siamo abituati ormai, che ci abbiamo fatto l’orecchio. Uffa però, proprio l’ultima notte.
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