I contest mi hanno sempre appassionata tantissimo, lo sapete. Mettermi alla prova scatenando la creatività, in fin dei conti, è secondo me un modo per non restare mai fermi a quello che già si sa fare e per cercare di andare oltre i propri limiti. Se poi si aggiunge il fatto che l’evento in questione è organizzato per una buona causa, allora partecipare è ancora più bello: poter fare qualcosa per essere solidali con coloro che nell’agosto del 2016 sono stati colpiti – e sconvolti – dal terremoto non è una cosa che capita tutti i giorni! Di questo, e di molto altro, sto per parlarvi in questo post: niente ricette oggi, ma il racconto di Un Mare di Marche: la Finale ed il Blogtour nel Piceno!
Da quando è nata Marta non avevo più partecipato ad un contest: vuoi per l’impegno grande che questi richiedono, vuoi perché se mai fosse accaduto di arrivare in finale o vincere avrei dovuto spostarmi (e con lei piccola non è semplice), ma anche e soprattutto per il fatto che in questi ultimi mesi ho preferito pensare sostanzialmente a “me”, a cucinare quello che mi andava senza regole né imput.
Poi ho letto del contest “Un Mare di Marche”, lo scorso ottobre, e mi sono lanciata. Il progetto, realizzato dal Centro di Educazione Ambientale CEA “Ambiente e Mare” della regione Marche, dall’Associazione Accademia della Cultura e del Turismo Sostenibile e dall’Istituto d’Istruzione Superiore “Celso Tulipani” di Ascoli Piceno in collaborazione con l’AIFB, Associazione Italiana Foodblogger, della quale faccio parte, aveva come obiettivo quello di promuovere un’economia del mare sostenibile e, insieme, di dare una mano alle aziende dislocate nelle aree “cratere” del sisma che ha colpito la regione nel 2016.
Per le ricette da proporre e realizzare abbiamo avuto a disposizione diverse eccellenze enogastronomiche marchigiane selezionate da Slow Food Piceno, con le quali avremmo dovuto esaltare il pesce, povero e massivo, protagonista delle nostre ricette. Ho proposto un primo piatto, Ravioli Semintegrali Ripieni di Patate e Cozze in Brodo di Gallinella allo Zafferano con Cipolla Croccante ed un antipasto, Crudo e Cotto di Gallinella e Mela Rosa al Tartufo Nero su Cialdine di Lenticchie con Maionese alle Olive Verdi, e proprio con quest’ultimo sono stata selezionata tra le tre migliori ricette. La fortuna non era propriamente dalla mia e prima di confermare la mia presenza ho dovuto sistemare un po’ di impegni (lavoro da Eataly tipo un giorno al mese e indovinate un po’? A gennaio coincideva ovviamente con il giorno della finalissima ad Ascoli Piceno!), ma grazie alle mie colleghe siamo riuscite ad accordarci; Marta è rimasta con la nonna ed io e il mio ciclista siamo partiti alla volta delle Marche!
L’istituto Alberghiero ha messo a disposizione per noi le sue cucine, e quando sono arrivata le altre erano già lì: c’erano Claudia e Serena, le altre due finaliste, c’era Elisa vincitrice della menzione “Miglior ricetta per bambini e c’era Tanya che aveva vinto la menzione “miglior report fotografico”. Tutte insieme, maniche arricciate e grembiuli ben legati, abbiamo lavorato gomito a gomito serenamente e divertendoci, benchè fossimo comunque molto emozionate, per riprodurre le nostre ricette che ci avevano portate fin lì e che sarebbero state, di lì a poco, assaggiate e giudicate da una giuria di tutto rispetto, composta da membri autorevoli nel settore delle risorse agroalimentari e gastronomiche (il Presidente Consigliere delega al Piceno Fabio Urbinati, L’ASSAM Dirigente Dott.re Uriano Meconi, il Sommelier Maurizio Neri Ristorante Zunica 1880, il professor Luca Giacomazzi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Celso Ulpiani” e la biologa Barbara Zambuchini, Responsabile CEA “Ambente e Mare” della Regione Marche).
Non avrei mai creduto di poter vincere questo contest data la qualità delle ricette con cui competevo – non è un caso che i punteggi che sono stati assegnati ai nostri piatti fossero tutti molto vicini – e quando è stato fatto il mio nome non credevo alle mie orecchie! Stanca, imbrattata e frastornata ho ritirato il mio premio, un weekend per due persone presso la Tenuta Sol Alto di Nicoletta Sgariglia, a Monsampolo del Tronto (non vedo l’ora di potermelo godere!). La serata è culminata con una Cena di Gala a dir poco meravigliosa: accantonate la tensione e l’emozione, ci siamo godute tutte insieme dei meravigliosi piatti a base di pesce azzurro, povero e massivo, pescato o allevato nella regione Marche, in abbinamento con le eccellenze produttive della montagna del Piceno, il tutto innaffiato da vini della zona. Leggete il menu e ditemi se non vi fa venire l’acquolina in bocca!
Ma già che siamo in ballo, si continua a ballare! Il mattino successivo, di buona lena, siamo partite per un mini blogtour, per il quale – ma non solo per questo! – vanno ringraziate in particolare Tamara (per AIFB) e Barbara (per CEA), tour che ci ha portate a conoscere più da vicino tre delle aziende coinvolte nell’evento: l’Antico Molino Santa Chiara, Angellozzi Tartuficoltura e l’Oleificio Silvestri Rosina.
L’Antico Molino Santa Chiara è una meravigliosa realtà che pochi territori possono vantare di avere: grazie alla testardaggine di Amedeo, che ha voluto donare nuova vita al mulino dei nonni, dal 2012 qui vengono prodotte farine prive di raffinazione industriale (grano tenero, semola, farina di farro, di ceci, di mais, di miglio e di grano saraceno) derivanti da grani rigorosamente biologici e forniti da produttori di zona, selezionati personalmente da Amedeo.
L’amore per la famiglia e la passione per l’attività che porta avanti traspaiono dalle parole di Amedeo, che ci illustra l’utilizzo della macchina setacciatrice utilizzata solamente per la farina di grano tenero; per tutte le altre farine invece, ci spiega, la produzione è esattamente come un tempo, ossia rigorosamente manuale. La bontà e la salubrità dei prodotti sono confermate dall’assaggio: posso garantire sulla farina di grano saraceno, che conoscevo già perché Tamara, che lavora proprio qui, me la regalò tempo fa, ma adesso posso dirvi che anche la farina di farro (decisamente più digeribile della farina di grano tenero) è davvero speciale (aspettate mercoledì e vedrete!) 😉
A metà mattina saliamo verso Roccafluvione e ci spostiamo presso l’azienda Angellozzi Tartuficoltura, un’azienda agricola a conduzione familiare che da generazioni si occupa della coltivazione delle tre varietà di tartufo più pregiate (il bianco pregiato, il nero pregiato e il nero estivo). La particolarità dell’azienda sta proprio nell’aver scelto fin da subito la qualità a discapito di tutto il resto: pur diventando una realtà imprenditoriale, infatti, la famiglia Angellozzi ha scelto di commercializzare solo il prodotto tartufo, evitando di produrre salse, burri, creme e formaggi nei quali spesso il tartufo è quasi del tutto assente.
A metà strada tra mare e montagna, dove il clima è mite e i terreni sono sabbiosi e poco profondi, la famiglia Angellozzi ha scelto di impiantare le cosiddette tartufaie, piantando querce che vengono curate in maniera manuale e scrupolosa e dando così nuova vita a terreni un tempo adibiti alla coltivazione della vite e dell’olivo ma oramai abbandonati. E così, tra una quercia e l’altra, i cani da tartufo (o meglio, i cani addestrati alla ricerca dei tartufi), uno alla volta, accompagnano i cavatori a raccogliere i tartufi. La scelta del cane dipende dal terreno, dalle condizioni atmosferiche e anche dall’umore del cane stesso; tuttavia, ogni cavatore ha in realtà il proprio “pupillo”! Abbiamo avuto la fortuna di osservare Pelù (diminutivo di Pelouche), cagnolina sveglia e affettuosissima, che assieme a Rita ha scorrazzato beata tra le querce raccogliendo in mezz’ora almeno cinque o sei tartufi di tutto rispetto… Un’esperienza davvero irripetibile, che ci ha permesso di carpire alcuni dei segreti legati alla coltivazione di questo speciale prodotto.
L’ultima tappa del nostro blogtour è l’Oleificio Silvestri Rosina, altra azienda a conduzione familiare che da più di 70 anni produce olio extravergine di oliva. Rosina Silvestri è il nome della fondatrice dell’azienda: è con lei e suo marito che ebbe inizio la tradizione, oggi portata avanti dai figli Elisabetta e Pietro e dalla moglie di quest’ultimo, Isabella.
Oltre all’antico sistema di lavorazione (molitura) delle olive, il cosiddetto “sistema tradizionale”, l’azienda ha al suo interno anche un impianto più moderno, il “sistema continuo”, provvisto di centrifughe. Grazie a questo sistema l’utilizzo di acqua è minore, e si ha quindi una minor perdita di polifenoli – idrosolubili – nel prodotto finito; ecco perché l’azienda può vantare oggi il primato nella provincia di Ascoli Piceno.
La produzione dell’azienda si è pian piano orientata verso l’oliva “Tenera Ascolana”, cultivar autoctona originaria della provincia di Ascoli, dal 2006 riconosciuta come DOP; tutelando e valorizzando questo prodotto, l’azienda può vantare oggi non soltanto una produzione eccellente di oliva Tenera Ascolana DOP in salamoia (ricetta di famiglia, priva di conservanti), ma anche quella dell’olio monovarietale “Tenero Ascolano”.
L’amore per la terra e per l’azienda di famiglia si percepisce dalle parole di Pietro ed Isabella (ascoltarli è davvero un piacere!), così come dai loro prodotti, che abbiamo la fortuna di degustare: dall’olio monocultivar a quello pensato per i bimbi, dagli oli aromatizzati (limone, arancia, rosmarino, peperoncino) ai meravigliosi patè di olive purissimi, fino ad arrivare ai “dolci”: vi aspettereste mai di assaggiare una crema di cioccolato spalmabile a base di olio extravergine di oliva o addirittura una confettura di olive nere? Beh, credetemi, siamo rimasti davvero colpiti: ma anche per saperne di più su questo dovrete aspettare mercoledì 😉
La degustazione prosegue tra chiacchiere, buon vino, pane con olio extravergine di oliva e tartufo (uno di quelli appena “scovati” da Pelù) ed il clima che si respira è davvero conviviale: è un vero peccato doversene andare! Ma il tempo a nostra disposizione è ormai finito: regalo ad Isabella la mia ricetta della maionese al patè d’oliva Tenera Ascolana DOP (il suo patè, assieme al tartufo, alle lenticchie e alle mele rosa, mi ha portato bene!) e, terminati i saluti, ripartiamo alla volta della Toscana.
Non è affatto facile – per me, che raramente riesco a far parlare il cuore – raccontare per iscritto le emozioni provate, l’aria piacevole respirata, lo splendore dell’accoglienza riservataci e la perfezione dell’organizzazione di quest’evento; spero soltanto che chi mi legge colga nelle mie parole tutta la gratitudine che ho provato e che porto ancora con me!
Ah, restate sintonizzati: mercoledì 14 febbraio, per San Valentino, per la prima volta da quando ho il blog, metterò tutto il mio amore in una ricetta 😀
[…] ma quest’anno sono stata, diciamo così, tentata. Se avete letto il mio post su Un Mare di Marche: la Finale ed il Blogtour nel Piceno avrete sicuramente capito che di prodotti eccellenti ne abbiamo assaggiati tanti, ma tanti! Tra […]