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Viaggio a Barcellona – Cap. 1: L’ARRIVO

21 Gennaio 2010 by pixelicious 9 commenti

Avevo pensato di raccontare questo nostro Viaggio a Barcellona in un unico post. Poi, mentre mi addentravo nei meandri delle descrizioni, col file Word aperto, mi sono resa conto che non sarebbe stato giusto, nei confronti dei miei cinque/sei (forse?!) lettori, propinare loro un post che avrebbe richiesto ore ed ore di lettura… Probabilmente avrei perso anche quei pochi (lettori) 🙂 Quindi ho pensato di dividere il racconto in capitoli, uno per giorno, in modo anche da lasciarli (sempre loro, i cinque lettori) con il fiato sospeso… 😛
Dunque, il nostro viaggio a Barcellona è stato breve (da mercoledì 6 gennaio 2010 a domenica 10 gennaio 2010), ma piuttosto intenso, abbiamo camminato così tanto da non sentire più i piedi e mangiato quintalate di pesce, abbiamo visto splendidi esemplari di architettura moderna e cupi vicoli dal richiamo inquietante… Ma andiamo con ordine 🙂

GIORNO 1 – Mercoledì 6 gennaio 2010: L’ARRIVO
Siamo atterrati a Girona per Befana, di prima mattina… Appena fuori dall’aeroporto abbiamo fatto il biglietto andata e ritorno per il pullman che porta da Girona a Barcellona e viceversa, e in un’oretta di viaggio eravamo già a destinazione. Gli autobus scendono alla Stazione Nord, nei pressi dell’Arc de Trionf, con un taxi siamo arrivati all’ostello (maledetto tassista, ci ha lasciati il Plaça de Sant Jaume dicendoci che Carrer d’Avinyo, la via del nostro ostello, non era transitabile in auto, invece era transitabilissima… bah!) ed abbiamo posato le valige… L’Hostal Albi è, appunto, in Carrer d’Avinyo (parallela alla Rambla e vicina al porto), al numero 58; c’è voluto un po’ per trovarlo, nessuna grande insegna… poi abbiamo capito: c’era da suonare il campanello di uno degli interni di un palazzo, tra mille cognomi c’era pure il nostro ostello… Una signora simpatica ci ha accolti, camera mignon ma con tutto il necessario (nonostante fossimo in un ostello, avevamo prenotato una doppia con bagno privato), riscaldata con una potente stufa che ogni sera, puntualmente, faceva saltare la corrente in tutto l’ostello e, ovviamente (ma che cosa mi lamento a fare…) senza il bidet. Ma va bene… Insomma, dicevo, lasciamo le valige ed iniziamo la nostra scoperta di Barcellona. Ci eravamo fatti un itinerario di tutto rispetto (sono un’organizzatrice robotica, dice Luca), ma come da copione dopo cinque minuti di cammino l’itinerario programmato era già andato a farsi benedire.
Cominciamo a salire verso Nord, ci fermiamo da Dionisos (Carrer del Escudellers 42, ma praticamente in Plaça Reial) a mangiare una pita veloce e poi arriviamo sulla deludentissima Rambla (ma forse sono io che mi aspettavo chissà cosa, eh…). Bene, questa è la Rambla? Ok, le macchine fotografiche possiamo pure rimetterle in borsa! Ah no, aspetta! Ci sono un paio di belle case moderniste anche qui, Casa Bruno Quadros (ex sede degli ombrellai, ma in effetti dagli ombrelli che la decorano qualcosa si poteva intuire) e l’Antica Casa Figueres. Bene, fotografate. Continuiamo ad andare verso Nord, passiamo Plaça Catalunya e proseguiamo nel Passeig de Gracia. Ora sì che si ragiona!! E qui inizia il bello: nell’ordine, passeggiando verso Nord, si trovano (degne di fermata e di foto): Casas Rocamora (dei fratelli Joaquim e di Bonaventura Bassegoda Amigó), Casa Lleó Morera (di Domènech I Montaner), Casa Amatler (di Puig I Cadafalch), Casa Battlò (la migliore opera di Antoni Gaudì, secondo me), Casa Milà (la Pedrera, così chiamata per la sua somiglianza con delle cave di pietra, altra esemplare opera di Gaudì che però abbiamo potuto ammirare solo esternamente in quanto era in reastauració fino al 14 gennaio) e, se si volta a destra, dopo poco, Casa Thomas (di Domènech I Montaner), Casa Comalat (progettata da Salvador Valeri Pupurull, realizzata da Gaudì) e Casa de Les Punxes (di Puig I Cadafalch). In tutto questo, dentro Casa Battlò ci siamo anche concessi il lusso di entrare: dire che merita è un eufemismo!! Siamo rimasti senza fiato: non c’è una linea dritta in tutto l’edificio, e tra vetro, pietra e legno la casa acquista uno splendore unico, dati i dettagli estremamente curati, le forme ondulate, le curve morbide e l’estrema ispirazione alla natura. Una meraviglia!
Sfiancati da cotanta bellezza, ci siamo fatti un aperitivo da Tapa Tapa (Passeig de Gracia 44), locale consigliatoci dalla Claudia e Nicola ( 😛 ) che non ha deluso le nostre aspettative: centomila tapas diverse, tutte apparentemente ottime (altro che le tristi, scarne e scontate tapas dell’Andalusia interna!)… E da lì sono uscita con una nuova ricetta da provare (che sarà il prossimo post, dopo i capitoli del viaggio). Il ritorno è lungo (tutto il Passeig de Gracia + tutta la Rambla), ma il nostro passo è più rapido rispetto all’andata. Il sole è già tramontato, ma le luci di Natale, enormi e coloratissime, illuminano le vie principali. Arriviamo all’ostello, suoniamo il campanello, impariamo che da lì in poi è necessario proferire la frasina magica (“Sara, camera 10!”… ed io mi sento tanto quel tipo che chiedeva “C’è Gigi? E la Cremeria?”), facciamo una doccia rapida e cerchiamo qualcosa per cena. Prima di scendere mi guardo intorno dal terrazzo, ma non noto nulla di interessante, tranne l’insegna di fronte a noi, “O’Pineiro”, ma è chiuso. Chissà che sarà. Vabbè, scendiamo.
La nostra via si riempie di spacciatori poco raccomandabili al calar del sole, non che siano violenti, ma sinceramente passeggiare io, il mio fidanzato e sei o sette brutti ceffi non è che sia la mia massima aspirazione… Per fortuna che Carrer d’Avinyo pullula di tavernette poco turistiche. Ci infiliamo nella Pulperia Celta (Carrer de la Mercè 16, praticamente all’incrocio con Carrer d’Avinyo scendendo a Sud, in direzione del mare), siamo gli unici turisti. Ci sediamo al bancone, ordiniamo la specialità della casa, il Pulpo Gallego (polpo bollito, a pezzetti, con una cosa tipo paprika sopra) e scopriamo che una vagonata di cannolicchi costano solo 6,00 euro (ovvio che abbiamo preso anche quelli!!)… beh, come prima cena niente male. Prendiamo un caffè al JP Bar, gestito da ragazzi italiani (di Firenze per la precisione), con cui prendo appuntamento per il sabato sera (lo so, sono debolezze da circolino, ma questi c’avevano Sky e facevano vedere il campionato italiano, come avrei potuto perdermi Inter–Siena, visto e considerato che avrebbero giocato alle 20:45?! 😀 )… quindi andiamo a letto, cotti come fegatelli.
Qualche recensione sul nostro ostello che avevamo letto on line prima di partire accennava qualcosa riguardo alle mura dannatamente fini delle camere. Dicevano qualcosa come “Si sente esattamente quel che dicono nella stanza accanto…” Esagerati, avevamo pensato noi. Beh, il maledetto francese della stanza accanto prima ci ha fatti addormentare, e poi verso le 2:00 di mattina ha iniziato a sproloquiare con la fidanzata. Per minuti, e minuti. Interminabili minuti. Poi mi sono alzata, ho cazzottato il muro di cartapesta che divideva noi da loro. Allora ha iniziato a bisbigliare. Uff. vabbè, meglio di niente… E quando ha smesso anche di bisbigliare hanno iniziato ad urlare gli spaccini sotto la terrazza, e il locale di fronte ha alzato la musica. Vabbè, Barcellona è così. E la prima notte si è dormito a spizzichi e bocconi.

Casa Battlò, Passeig de Gràcia 43, Barcellona.

Casa Battlò, Passeig de Gràcia 43, Barcellona.

Leggi il prossimo capitolo!

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Commenti

  1. claudia dice

    21 Gennaio 2010 alle 18:23

    ma brava!! hai fatto bene a suddividerlo…così ti soffermi sui particolari..che poi sono quelli che caratterizzano maggiormente il racconto 🙂

    Rispondi
  2. luca dice

    21 Gennaio 2010 alle 18:41

    ma con chi ci sei andata???? cmq bello mi piace un sacco 😀

    Rispondi
  3. claudia dice

    21 Gennaio 2010 alle 19:47

    hahaha spero nelle sere successive i vicini di stanza abbiano fatto altri rumori! 😀
    pensa se avevi il bagno dietro la parete!! 😀
    per tapa tapa non avevamo dubbi avreste gradito 😉
    io le rambla me le sono gustate invece 😛 forse perchè non mi aspettavo nulla di speciale 😛
    aspetto il prox capitolo 😉

    Rispondi
  4. nicola dice

    21 Gennaio 2010 alle 19:48

    l’ultimo commento doveva essere mio 😛

    Rispondi
  5. pixel3v dice

    22 Gennaio 2010 alle 0:28

    @ Claudia: Eheheh in realtà sui particolari mi ci sarei soffermata comunque.. Ma dopo aver scritto 7 pag. di documento Word ed aver raccontato solo 2 giorni e mezzo… beh, ho deciso che, onde evitare di istigare al suicidio i miei lettori, sarebbe stato saggio suddividere 😀

    @ Luca: amore mio c’è scritto che ero col fidanzato… vabbè nel secondo capitolo ti cito al primo rigo, con tanto di scuse, ok? 😉

    @ Nico (si capiva che eri te!!): menomale davvero, che non avevamo il bagno confinante… perchè si sentiva davvero tutto da quelle mura… nelle sere successive comunque ci è andata meglio… quanto a vicini eh, non a rumori in generale 😉
    Per le Rambla.. lo so, forse è colpa mia che mi ero caricata eccessivamente di aspettative… Boh!

    Grazie mille del vostro aprezzamento amici miei… Al prossimo capitolo, miei fedeli lettori 😛

    Rispondi
  6. maria giovanna dice

    25 Gennaio 2010 alle 18:19

    Complimenti, una vera reporter! Vado avanti con la lettura….intanto, che volgia di tapas! Venga, tia!
    Bacini

    Rispondi
    • pixel3v dice

      25 Gennaio 2010 alle 18:35

      Hihihi ciccia ma grazie!!!
      Leggi vai.. che tra poco ci sarà il capitolo 3 😉

      Rispondi

Trackback

  1. Viaggio a Barcellona – Capitolo 1 « Pixel3v Weblog ha detto:
    21 Gennaio 2010 alle 20:10

    […] Read the rest here: Viaggio a Barcellona – Capitolo 1 « Pixel3v Weblog […]

    Rispondi
  2. Budino alla Vaniglia con Salsa al Cioccolato Fondente | Pixelicious ha detto:
    6 Marzo 2015 alle 15:20

    […] stavolta è dolce, come dolce è il ricordo di quei giorni (se volete leggere il resoconto cliccate qui): un Budino alla Vaniglia con Salsa al Cioccolato Fondente, una ricetta semplice, tradizionale, […]

    Rispondi

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Sara Sguerri, classe 1984, toscana DOC. Foodblogger, foodwriter e foodphotographer dal 2007, ho sempre spadellato e pasticciato per pura passione prima che per necessità. Cucino di tutto, tranne i peperoni!
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