Oggi il Calendario del Cibo Italiano festeggia Caterina de’Medici e due piatti che a lei sono legati in modo profondo: il cibreo e la carabaccia. Sarà ambasciatrice per noi Tamara Giorgetti del blog Un Pezzo della Mia Maremma, e qui nel suo post ufficiale troverete informazioni, aneddoti e storie legate alla regina francese di sangue fiorentino e al suo legame con questi due piatti della tradizione. In questo mio post, io mi soffermo sulla Carabaccia: la Zuppa di Cipolle Fiorentina di Caterina de’Medici, un piatto semplice quanto gustoso.
Caterina De’ Medici, discendente della famiglia fiorentina, ancora quattordicenne sposò il Duca D’Orleans, divenuto poi Enrico II re di Francia, nel 1533, e nel suo trasferimento in Francia portò con sé in dote belle arti, raffinatezza dei modi e, soprattutto, arte culinaria: si dice che fece arrivare da Firenze i suoi fedeli cuochi perché a quanto pare i francesi avevano molto da imparare – tanto per cominciare, neanche utilizzavano la forchetta e fu la Caterina nostra a portarla sulle loro tavole.
Ma oltre alla forchetta e al bon ton, Caterina portò in Francia molte ricette che oggi sono note come tipiche della cucina francese: l’omelette, la soupe à l’oignon, la fricassée, la béchamel sono in realtà discendenti, nell’ordine, delle nostre frittata (all’epoca conosciuta come “pesce d’uovo”), carabaccia, cibreo e besciamella (ai tempi nota come “salsa colla”), tanto per citarne alcune. Caterina modificò inoltre il menù di Corte, che consisteva quasi solamente in piatti di carne di vario tipo, introducendo molta verdura (ad esempio i carciofi, sconosciuti in Francia), frutta e sorbetti.
I cuochi francesi alla Corte di Parigi elaborarono le ricette toscane sostituendo l’olio d’oliva con il burro e dando loro nomi francesi. Se la Corte parigina, nel Seicento, divenne la più importante in tutta Europa in fatto di arte culinaria e buone regole di Galateo, ciò fu in gran parte merito di Caterina.
La carabaccia, però, ha origini ben più antiche di quelle di Caterina. Si tratta infatti di un’antica ricetta della Toscana centrale di derivazione turca: il suo nome deriva dal greco “karabòs”, termine che significa “guscio”, “contenitore concavo” e che veniva dato a certe imbarcazioni che avevano lo scafo a forma di guscio rovesciato. In effetti, tra il XI e il XIII secolo erano molti i greci e i turchi che giungevano a Firenze per decorare chiese commissionate da ricchi signori, e ancora oggi esiste a Firenze una strada centrale, Borgo de’Greci, a testimonianza della folta colonia greca presente in città.
Dal nome greco ha origine il termine “carabazada” (letteralmente “zuppiera”), con il quale questa zuppa è stata descritta per la prima volta da Cristoforo Da Messiburgo nel suo ricettario “Libro novo nel quale s’insegna a far d’ogni sorta di vivande”. Nella ricetta originale, tanto cara a Leonardo da Vinci che la richiedeva spesso nei banchetti che lo vedevano ospite, figurano anche mandorle, aceto d’agresto (un particolare tipo di aceto ricavato dall’uva acerba), cannella e zucchero: durante il Rinascimento, infatti, usava enfatizzare la dolcezza nei cibi attraverso accostamenti che oggi, forse, non sarebbero così graditi dai nostri palati.
Oggi, in molti ristoranti fiorentini si serve una carabaccia molto simile alla soupe à l’oignon, poiché privata delle componenti dolciastre e speziate. La trattoria fiorentina “La Carabaccia”, che proprio da questo piatto prende il nome, ha il merito di proporre una doppia versione di questa pietanza: la carabaccia all’antica, di stampo rinascimentale, con mandorle, cannella, aceto e zucchero, e la carabaccia alla moderna, classica zuppa di cipolle arricchita però con legumi. Io ho optato per la seconda opzione, non fidandomi della cannella e dello zucchero, omettendo però anche i legumi e lasciando spazio solo ed esclusivamente alla morbidezza naturale delle cipolle stesse. Alcune versioni prevedono anche l’utilizzo di formaggio grattugiato, ma da buona toscana io sono contraria ad una pratica che non ci appartiene e, per quanto ami il formaggio (e tra l’altro una grattata di buon pecorino mica ci starebbe male…) ho optato per il classico filo d’olio a crudo.
- 1 carota
- 1 costa di sedano
- 1 kg di cipolle rosse (peso lordo - una decina)
- 700 ml di brodo vegetale
- olio extravergine di oliva
- sale
- pepe nero
- 6 fette di pane toscano non salato, raffermo
- In un tegame capiente scaldate qualche cucchiaio d’olio; unite carota e sedano tritati, lasciate rosolare una decina di minuti, dunque aggiungete le cipolle affettate finemente e fate imbiondire. Quando la cipolla sarà trasparente (con queste quantità occorreranno circa 15 minuti) aggiungete ⅓ del brodo, abbassate la fiamma al minimo, coprite e lasciate cuocere per circa mezz’ora.
- Trascorso questo tempo togliete il coperchio e, sempre a fiamma bassa, continuate la cottura ancora per mezz’ora, aggiungendo piano piano il brodo rimasto. A fine cottura aggiustate di sale e pepe, quindi spegnete il fuoco e fate riposare qualche minuto.
- Nel frattempo, arrostite le fette di pane raffermo. Servite la carabaccia ponendo sul fondo di ogni scodella un paio di fette di pane abbrustolito e versateci sopra la zuppa. Completate con un filo d’olio a crudo ed un’ultima macinata di pepe e servite.
“Sette beni fa la zuppa: toglie la fame e la sete, riempie la pancia, pulisce i denti, fa dormire bene, fa andar di corpo e colora le guance”. Questo, più o meno, si legge nel libro burlesco di Francesco Maria Vialardi “Della famosissima compagnia della Lesina”, del XVI secolo, la cui protagonista è una congrega di spilorci fiorentini. La carabaccia ha di sicuro tutte le virtù sopra elencate 🙂
Bibliografia:
A. Santini, La cucina fiorentina: Storia e ricette, 1992, Orme Editori
M. Penta De Peppo, La Grande Cucina Italiana con cenni di storia in 2000 ricette semplici e gustose delle nostre regioni, eBook, 2013
G. Lucchesi, Senza AI né BAI (solo www), eBook, 2015
C. Bermani, Giorgio Bonola e il suo tempo: atti del Convegno di studi nel terzo centenario della morte (San Giulio, 8-10 settembre 2000), 2002, Interlinea Editore
http://www.altrotempo.net/
Serena dice
Una ricetta storica che a colpo d’occhio ha tutto il sapore e la tradizione della tua terra e da te rappresentata magnificamente in questa ricetta! Brava
pixelicious dice
Grazie mille Serena, onorata di aver reso merito a questo piatto e alla mia terra!! Un bacione
Cristina Tiddia dice
Della cucina toscana sto provando tante zuppe, una più buona dell’altra! Non conoscevo la carabaccia ma ora che l’ho assaggiata la rifarò il prima possibile e voglio provare anche la tua ricetta che sembra veramente ottima!
Buona serata!!
pixelicious dice
Cristina grazie mille del tuo commento! Qui in Toscana facciamo spesso questa zuppa, ma da ignorante anche io non conoscevo nè le sue origini nè il suo vero nome! Evviva il Calendario quindi 😉
Grazie ancora e buona serata a te!
Erica dice
Bellissimo post Sara, le foto invogliano proprio a preparare il piatto. Un bacio alla prossima
pixelicious dice
Grazie mille Erica, mi fa piacere di aver colpito nel segno 😉 Un abbraccio a presto!
Lucia melchiorre dice
Ciao Sara!!!! Bellissimo articolo…le tue foto poi, come al solito, mi fanno incantare perché non solo sono bellissime ma sono da mangiare con gli occhi!!!! Alla prossima giornata!!!
#calendargirls
pixelicious dice
Ma ciao CalendarGirl!! Grazie mille del tuo bel commento, felice che ti piacciano foto e post! Alla prossima giornata 😉 Un bacione