Non è estate, per me, senza le succose albicocche… Vellutate, morbide, delicate: io le adoro! Oggi il Calendario del Cibo Italiano festeggia la giornata di questi meravigliosi frutti estivi, Silvia Gregori del blog La Greg ce ne parlerà nel suo post ufficiale ed io vi lascio il mio contributo: una Torta di Albicocche al Marsala con Mandorle, un dolce semplice che lievita esternamente creando un involucro soffice ma che rimane compatto e umido all’interno, carico di frutta!
L’albicocco è un albero originario della Cina, dove è coltivato fin dal 4000 a.C.: di esso parla già l’Imperatore Yu il Grande nella sua opera “Il libro dei monti e dei mari” (“Shan Hai Jing”), descrizione geografica e culturale in gran parte mitologica della Cina di quell’epoca; da qui, le carovane lo introdussero in Medio Oriente. L’albicocco fu poi importato nel bacino del Mediterraneo dai Romani dopo la conquista dell’Armenia: proprio i romani diedero a quest’albero il nome “Armeniacum Malum”, pruno dell’Armenia, pensando che fosse originario di quella zona; da questo termine deriva il nome botanico con cui è oggi conosciuto, “Prunus Armeniaca”. Successivamente, intorno al X secolo, i popoli arabi introdussero la coltivazione di questo albero in Andalusia, in Sicilia e nell’Africa del Nord: il termine “albicocca” proviene infatti proprio dal nome arabo, “al-baquq”.
L’albicocca, dolce e leggermente acidula, profumata e delicata, ha un alto valore nutritivo, essendo ricca di vitamina A, B, C, potassio, magnesio e calcio; sembra che 100 g di questi frutti freschi riescano a coprire metà del fabbisogno quotidiano di un adulto. La particolarità di questo frutto sta nel fatto che conservandolo sia essiccato sia sotto forma di confettura, esso non ha un’eccessiva perdita di elementi nutrizionali. Una curiosità riguarda una popolazione dell’Himalaya, gli Hunza, famosa per la sua longevità: trai motivi di questo primato, il largo consumo di albicocche secche.
In effetti, poiché l’albicocca è un frutto che matura velocemente, si conserva per poco tempo e proprio per la sua facile deperibilità, gran parte della sua produzione viene destinata alla preparazione di succhi e marmellate. Nel XVII secolo, del resto, lo mangiavano soltanto così: l’albicocca è diventato un frutto di uso comune relativamente tardi, quando ne fu migliorata la coltura.
Nel nostro paese è particolarmente nota la produzione di albicocche dell’Emilia-Romagna, con specifico riferimento all’albicocca Val Santerno di Imola (BO). Per il resto, la coltivazione spazia dalle valli alpine alle coste del Sud: in Alto Adige, per esempio, ha tradizione l’albicocca Val Venosta (BZ), tra l’altro utilizzata per un piatto tipico, l’anatra alla tirolese, e un distillato, l’Apricot. In Campania, invece, la menzione è per l’albicocca Vesuviana, che trae qualità eccezionale dalle terre di origine vulcanica delle pendici del Vesuvio, dove l’albero ha attecchito fin da tempi antichissimi. Da segnalare, ancora, l’albicocca Tonda di Costigliole Saluzzo (CN), in Piemonte e, in Liguria, l’albicocca Valleggia, coltivata sul litorale savonese tra Varazze e Albenga.
- 750 gr. di albicocche (una quindicina)
- 4 cucchiai di Marsala (o Vin Santo)
- 190 gr. di fruttosio (o 215 gr. di zucchero) + quello per la superficie
- 80 gr. di burro morbido + quello per la tortiera
- 2 uova
- 250 gr. di farina 00 + quella per la tortiera
- 8 gr. di baking powder (lievito non zuccherato né vanigliato)
- 20 gr. di granella di mandorle
- 1 cucchiaino di vaniglia in polvere
- 40 gr. di mandorle a lamelle
- Lavate le albicocche, snocciolatele e riducetele a cubetti piccoli tenendone da parte 4 intere (magari quelle meno mature) per la decorazione. Fate cuocere i cubetti di albicocche in un pentolino assieme a 3 cucchiai di Marsala e a 40 gr. di fruttosio (o 50 gr. di zucchero) fino a che non saranno sfatte, quindi unite l’ultimo cucchiaio di liquore, spegnete il fuoco e lasciatele raffreddare.
- Nel frattempo, in una ciotola, lavorate a crema il burro con i restanti 150 gr. di fruttosio (o 165 gr. di zucchero), quindi unitevi le uova sbattute; a parte, setacciate la farina con il lievito, la granella di mandorle e la vaniglia, dunque unite gli ingredienti secchi nella ciotola degli ingredienti umidi, sempre mescolando. Infine, unite la purea di albicocche al Marsala, amalgamate bene e versate il composto nella tortiera precedentemente imburrata ed infarinata.
- Tagliate a spicchi le restanti 5 albicocche ed utilizzatele per decorare la superficie; cospargete con le mandorle a lamelle, spolverizzate con del fruttosio (o zucchero) ed infornate a 180° C per 50 minuti, coprendo la superficie con un foglio di carta da forno a metà cottura per evitare che questa si colori troppo. Lasciate raffreddare la vostra torta a temperatura ambiente prima di sformarla, affettarla e servirla.
Bibliografia:
L. Cabrini – F. Malerba, Frutta e ortaggi in Italia, 2005, Touring Editore
J. Brosse, Storie e leggende degli alberi, 1989, Edizioni Studio Tesi
M. Venuso – G. Ottaiano, Sapori napoletani, 2016, Rogiosi Editore
AA. VV., L’Italia del biologico, 2002, Touring Editore
Ma che bontà ….. posso affondare il cucchiaino? …. Una torta da provare 🙂 Bravissima
Nadina affonda affonda! Io nel frattempo dò un morso alle tue brioches! Un bacione e grazie mille :*
Troppo buona questa torta! Bravissima 🙂 ciao
Camy grazie infinite! Un bacione
provata e pubblicata con il link a questo post…grazie! La tua è più bella, però! <3
Basta che sia buona Elena! Vista e commentata, sono davvero felice… Grazie di cuore!!