Chi mi conosce sa quanto io sia meticolosa e preventivamente organizzata, quasi al minuto. Luca mi prende in giro e, che so, a febbraio, mi dice “che facciamo il 23 di ottobre?”… Ma esagerazioni a parte, beh, è l’unico modo in cui riesco a vivere, per quanto possibile, in pace con me stessa, con liste dettagliate delle cose da fare giorno per giorno, e che depenno via via. Gli inconvenienti non sono contemplati e, ammetto, quando un imprevisto accade, non so gestirlo con risolutezza, almeno non nell’immediato, anche se ultimamente ho imparato a tenermi un’oretta libera per fare spazio a certi contrattempi, ora che poi si rivela necessaria per ovviare al ritardo che accumulo sempre e comunque durante la giornata. E finisce che alla sera (o forse è meglio dire “di notte”, anzi “al mattino”!), ora che ho depennato l’ultima voce della mia to-do list quotidiana, si son fatte quasi le tre: a mali estremi, estremi rimedi.
Oggi il Calendario del Cibo Italiano festeggia gli involtini di carne, ed io non ero preparata a contribuire a questa giornata. Non ero organizzata e sono andata, inizialmente, in tilt. Sì perché due settimane fa (e qui si potrebbe aprire un capitolo sul fatto che si parla di due settimane fa, non di ieri, ma ve l’ho detto, io ho bisogno di larghi preavvisi, e per me due settimane di anticipo per una ricetta sono pochissime), il 1 giugno – giorno del mio compleanno tra l’altro – la mia cara amica Valentina De Felice del blog DiVerdeDiViola si è offerta di fare da ambasciatrice a questa giornata ancora vacante (e qui trovate il suo post ufficiale). Eccoci. “E ora come faccio?”, mi son chiesta… “Io voglio assolutamente contribuire, ma non ho tempo!”. Ma poi animo, forza e coraggio: carta e penna, un frego qua e un’aggiunta là, e tra le cose da fare ho incastrato anche gli involtini, che poi il tempo di mangiarli, quello beh, si è trovato 😉
Alla ricerca dell’involtino sono andata, come spesso mi succede, a Sud, non avendo nella mia tradizione di famiglia niente del genere (vabbè, quel che appartiene alla tradizione della mia famiglia, ormai lo sapete, si conta sulle dita di una mano, forse due ma non ci giurerei), e mi sono imbattuta nei Sasizzèddi Aggrassati: Involtini di Carne Palermitani con Pinoli e Uva Passa. Gli involtini, di carne o di pesce, sono tra i grandi classici della tradizione gastronomica siciliana, ma questi, così a occhio, parevano avere una marcia in più. Uvetta e pinoli, infatti, mi fanno letteralmente sbavare, specie se utilizzati insieme… Sarò strana, ma datemi un chilo d’uva passa e mi renderete felice!
Per avere riscontro delle informazioni, un po’ caotiche peraltro, che avevo recuperato circa la provenienza ed il nome di questi squisiti involtini, ho chiesto conferme a Flavia alias Elisa Baker del blog Cuoci, Cuci, Dici che, gentilissima, mi ha passato la ricetta tratta dal libro “Profumi di Sicilia” di Giuseppe Coria, una “bibbia” della cucina siciliana, ricetta che peraltro trova riscontro nel testo di Alba Allotta “La cucina siciliana in 1000 ricette”. Grazie ancora Flavia… Come non dedicare questa ricetta anche a te oltre che a Valentina? 🙂
I “sasizzeddi aggrassati”, ossia involtini “insugati”, come si direbbe dalle mie parti, sono un antichissimo piatto palermitano di origine araba, come testimonia l’uso dell’uvetta (la “passolina”, uva passa di piccole dimensioni) e dei pinoli; i due ingredienti caratterizzano fortemente questo piatto, così come molti altri della tradizione siciliana, e donano a questa preparazione un sentore dolce, assieme anche alla cipolla bianca dolcemente rosolata in padella. Si tratta di un piatto della tradizione povera, di quando con poca carne si riusciva a preparare un secondo per tanti; nel palermitano, questi involtini sono un must durante i pranzi della domenica in famiglia così come nelle tavole calde e nei ristoranti. Il ripieno tradizionale di questi involtini è composto, oltre che da uvetta e pinoli, anche da pangrattato, caciocavallo e prezzemolo; anticamente veniva unito all’impasto anche il midollo d’osso, che serviva ad amalgamare e insaporire la farcia.
Questo goloso piatto di cucina povera è cucinato in ogni angolo della Sicilia, subendo variazioni nel ripieno e negli aromi a seconda delle località. A Catania, ad esempio, i sasizzeddi prevedono nel loro ripieno anche il salame piccante, mentre in certe zone della Sicilia gli stessi involtini vengono chiamati “spitini” e vengono posizionati lungo uno stecco alternati a foglie di alloro e a fette di cipolla, per poi essere cotti alla brace o, in mancanza di essa, su una bistecchiera o ancora sotto il grill del forno.
- 10 fettine fini di manzo (io ho usato carpaccio di bovino adulto, 400 g)
- 100 g di pangrattato
- 60 g di caciocavallo
- 40 g di uva passa
- 25 g di pinoli
- 1 cipolla dorata
- ½ bicchiere di vino bianco secco
- prezzemolo
- sale
- pepe
- olio extravergine d'oliva
- Battete leggermente le fettine di carpaccio e stendetele su di un tagliere. Preparate il ripieno degli involtini amalgamando in una ciotola il pangrattato, il caciocavallo precedentemente grattugiato, l’uvetta ammorbidita in acqua tiepida e strizzata, i pinoli ed il prezzemolo tritato; aggiustate di sale e pepe ed unite un filo d’olio extravergine di oliva per rendere più morbido il ripieno.
- Distribuite il preparato sulle fettine di manzo ed avvolgete con cura ogni fetta, ripiegando all’interno i bordi irregolari via via che avvolgete la carne; essendo molto sottili, se ben stretti gli involtini aderiranno bene e resteranno chiusi senza bisogno di stuzzicadenti.
- In un tegame largo versate abbondante olio extravergine di oliva e lasciatevi insaporire la cipolla tagliata a fettine sottilissime; quando questa sarà trasparente adagiatevi gli involtini e fate rosolare a fuoco lento, rigirandoli nel condimento; salate e pepate da ambo i lati. Quando gli involtini saranno coloriti su tutta la superficie versate il vino e fateli finire di cuocere fino a che i liquidi non saranno assorbiti (all’incirca una decina di minuti). Servite caldi.
Bibliografia:
A. Barbagli – S. Barzini, Tipico Italiano, 2010, Giunti Editore
AA. VV., Sicilia, 2002, Touring Editore
G. Coria, Profumi di Sicilia, 1981, Cavallotto Editore
A. Allotta, La cucina siciliana in 1000 ricette, 2014, Newton Compton Editore
http://cucina.fanpage.it/
http://espresso.repubblica.it/
http://www.vacanzesiciliane.net/
Valentina de Felice dice
Tutti gli ambasciatori che possono vantarsi di un tuo contributo, si devono considerare arricchiti. Perchè qualsiasi tua ricetta, conoscendo anche quanto lavoro c’è dietro, è fortemente pensata, studiata e voluta. Questi involtini li ho visti nascere e ogni giorno ero sempre più orgogliosa di annoverarli tra i “regali” per me che mi fai per le Gn che “ambascio”. Grazie di cuore. Ancora una volta.
pixelicious dice
Vale, grazie del tuo splendido commento! Ogni ricetta creata per il Calendario arricchisce le giornate così come noi stessi, e credo valga per tutti. Ma non solo: rinforza anche dei bellissimi rapporti di amicizia, ed è questo il caso. Grazie di cuore a te!
Daniela dice
Ma che meraviglia! Hanno un aspetto molto invitante!
pixelicious dice
Daniela grazie di cuore! 🙂 🙂
Enrica dice
Davvero golosi! Amo l’uva passa e i pinoli! Li proverò al più presto!
Un abbraccio
pixelicious dice
A chi lo dici Enrica, è un abbinamento che anch’io adoro.. Grazie mille davvero! 🙂
Giuliana dice
tutto il profumo della Sicilia nel tuo piatto!
Un abbraccio
Giuli
pixelicious dice
Ebbene sì! Una terra che mi attrae ogni volta con i suoi inconfondibili profumi 🙂 Grazie Giuliana!
Nadina Serravezza dice
Non li ho mai assaggiati … mi sono salvata la ricetta. Bravissima come sempre
pixelicious dice
Nadina, grazie di cuore! Carina come sempre… Una scoperta anche per me 🙂