Ingrediente base di moltissime ricette della nostra tradizione gastronomica, il pomodoro è ormai consumato quotidianamente sulle tavole di tutto il mondo. E lui il protagonista della settimana corrente del Calendario del Cibo Italiano… Beatrice Costantini del blog Betulla sarà la nostra ambasciatrice fino a domenica, e ci dirà tutto, nel suo post ufficiale, su questo meraviglioso ortaggio… Un momento: siamo proprio sicuri che si tratti di “ortaggio”? Ora vi spiego tutto, lasciandovi anche un’idea per la cena di questa sera: i miei Pici alla Gallinella di Mare con Pomodori Ciliegini e Pinoli!
Il pomodoro, piante erbacea annuale, è uno dei tesori che i conquistadores Spagnoli portarono nel Vecchio Continente a seguito della conquista del Messico e del Perù, nel 1523. Nei primi tempi questa pianta fu coltivata in Marocco, e solo successivamente si diffuse in Europa: qui, ebbe successo immediato in Spagna, mentre altrove rimase a lungo nell’ambito della curiosità botanica, coltivata soltanto come pianta ornamentale per il colore acceso dei suoi frutti; si diceva, infatti, che si trattasse di una pianta velenosa al pari della belladonna, che appartiene alla sua stessa famiglia (quella delle Solanacee, che comprende anche peperoni, patate e melanzane).
In Italia, il pomodoro fu introdotto poco prima del 1850, ma la sua coltivazione a pieno campo fu iniziata soltanto verso la fine del XIX secolo. Inizialmente coltivato come pianta da orto, per consumarne le bacche (i frutti) allo stato fresco, si arrivò successivamente alla sua conservazione, al fine di avere il prodotto anche quando non era più possibile trovarlo nelle campagne. La creazione di stabilimenti per la lavorazione del pomodoro portò rapidamente allo sviluppo dell’importante industria dei suoi derivati, che si diffuse in poco tempo coinvolgendo tutte le zone della penisola. Oggi il pomodoro è, in Italia, al secondo posto nella produzione di frutti per l’alimentazione, subito dopo la vite, ciò a conferma della sua larghissima diffusione non solo nelle coltivazioni industriali ma anche in quelle domestiche: non esiste orto nel quale il pomodoro non occupi un posto principe, in tutte le sue varietà.
Una prima distinzione grossolana dei pomodori permette di distinguere tra pomodori tondi da tavola (tipo i Cuore di bue), pomodori a grappolo (tipo i Ciliegini) e pomodori lunghi da conserva, come i San Marzano, che crescono sulle terre vulcaniche dell’entroterra campano e che sono stati i primi, tra tutte le varietà italiane, ad essere premiati dalla Denominazione di Origine Protetta. Per il resto, nel panorama delle produzioni tipiche c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra pomodori da mensa e da salsa, salse e concentrati, sottoli e confetture.
Il nome scientifico del pomodoro è Solanum Lycopersicum, ma la derivazione del nome comune è incerta. Alcuni sostengono che, per la sua provenienza marocchina, in Italia lo si chiamò “Pomo dei Mari”, da cui l’attuale nome di “pomodoro”. Altri studiosi, invece, fanno derivare il suo nome dal latino “pomum aureus” (mela o pomo d’oro), mentre altri ancora lo ricollegano all’etimologia della versione azteca Xitotomate o Nahuatl Tomatl. Infine, c’è anche chi sostiene che il suo nome derivi semplicemente dal fatto che le prime varietà di pomodoro introdotte in Italia avevano la buccia gialla.
Proprio a buccia gialla-arancione sono i pomodori che ho utilizzato nella mia ricetta, i ciliegini Sungold, gustosi e profumati, una varietà precoce di pomodori a grappolo che, davvero, ricorda il colore dorato del sole. Accanto ad essi, oggi si trovano molte varietà di pomodori gialli, di ogni dimensione e forma, come i “pomodori limone” o i “pomodori peperone”, così chiamati per la somiglianza nei gusti o nelle forme. Per non parlare poi dei pomodori neri, di quelli zebrati e persino di quelli maculati!
Prima di lasciarvi alla ricetta, però, sciogliamo il dubbio posto all’inizio del post: il pomodoro appartiene alla famiglia della frutta o a quella della verdura? La Corte Suprema degli Stati Uniti, ben 123 anni fa, ha dato in merito una risposta chiara per mettere fine ad una lunga disputa. In quegli anni, infatti, era stata approvata la legge – la cosiddetta “legge bastarda”, per via delle contestazioni che sollevò – sulle tariffe doganali secondo la quale tutte le verdure importate negli Stati Uniti erano soggette al pagamento di una tariffa molto alta, alla quale però non era soggetta la frutta. Neanche a dirlo, la sentenza decretò il pomodoro una verdura, con buona pace degli importatori statunitensi. La realtà, però, è che dal punto di vista scientifico, i pomodori – o meglio ciò che cresce sulle piante del pomodoro – sono il polposo prodotto della fecondazione dell’ovario della pianta, e dunque rientrano a tutti gli effetti nella definizione di “frutto” data dalla botanica.
- 200 gr. di filetti di gallinella di mare (7 filetti)
- 200 gr. di pici (250 gr. se pasta fresca)
- 1 spicchio d’aglio
- 1 mazzetto di prezzemolo
- 240 gr. di pomodorini datterini gialli
- ½ bicchiere di vino bianco
- 20 gr. di pinoli
- sale
- olio extravergine di oliva
- pepe
- Dopo aver pulito la gallinella, assicuratevi che i filetti di pesce siano correttamente spinati e spellati, quindi tagliateli a cubetti. In una pentola, mettete a bollire l’acqua per la pasta, salate e, al bollore, versatevi i pici. Mentre i pici cuociono, in una padella fate soffriggere lo spicchio d’aglio schiacciato ed i gambi del prezzemolo assieme ad un filo d’olio; unite i datterini gialli lavati e tagliati a pezzetti e lasciate rosolare un paio di minuti (non devono sfarsi troppo). A questo punto aggiustate di sale, unite i filetti di gallinella a cubetti e fateli leggermente sfare; dopo un paio di minuti versate il vino bianco, alzate la fiamma e lasciate che l’alcool evapori completamente, dunque spengete il fuoco ed eliminate gli spicchi d’aglio (tenendoli da parte) ed i gambi del prezzemolo. Tritate il prezzemolo e ponetelo in una ciotolina assieme agli spicchi d’aglio e qualche cucchiaio di olio extravergine di oliva; Tostate i pinoli a secco in una padellina o sotto il grill del forno.
- Scolate al dente i pici e fateli saltare nella wok assieme al sugo per un paio di minuti, unendo anche i pinoli e l’olio agliato (stavolta eliminando davvero gli spicchi) assieme al prezzemolo tritato; macinate un pizzico di pepe e servite subito.
Bibliografia:
AA. VV., L’Italia del biologico, 2002, Touring Editore
L. Cabrini – F. Malerba, Frutta e ortaggi in Italia, 2005, Touring Editore
B. Del Medico, Coltivare i pomodori nell’orto, 2014, eBook
http://www.antichevarieta.it/
http://www.agendalugano.ch/
Nadina Serravezza dice
Un trionfo di gusto questo piatto. Delizioso ! Brava
pixelicious dice
Grazie mille Nadina! :*
Anna Calabrese dice
Semplicemente favolosi, complimenti per il bellissimo contributo!
pixelicious dice
Grazie di cuore Anna! 🙂
Serena dice
Un piatto da chef presentato con foto bellissime (!), un contributo che valorizza questo ingrediente! brava 😉
pixelicious dice
Addirittura da grande chef!! Ma grazie di cuore Sere, un bacione! 🙂
Daniela dice
Adoro i datterini gialli… ed anche i pici e la gallinella! Una ricetta che proverò sicuramente! Ha un ottimo aspetto! 😉
pixelicious dice
Grazie di cuore Daniela! Con gallinella e pomodorini si va sul sicuro 😉
Elena dice
Questa ricetta la faro’ molto presto, cara figlia !.Semplice e gustosissima…
Il procedimento e’ una garanzia ! ?
Un abbraccio
pixelicious dice
Oh, finalmente una ricetta che anche la mia mamma rifarà!! 😀 😀 Grazie mille! Un abbraccio, a domani!