Giuseppe Garibaldi è uno degli eroi che hanno contribuito a fare della nostra penisola una nazione unita. E’ un dato di fatto, questo, e proprio oggi che è l’anniversario della nascita della Repubblica Italiana (ma che ricorre anche l’anniversario della sua morte, avvenuta nel 1882), parliamo di lui nel Calendario del Cibo Italiano. Sarà Vittoria Traversa del blog La Cucina Piccolina a raccontarci il legame di questo personaggio con il mondo della cucina, nel suo post ufficiale… Io vi delizio con una prelibatezza a lui dedicata: i Biscotti Garibaldi!
Si dice che le abitudini alimentari dell’eroe dei due mondi fossero semplici ed essenziali: zuppe di verdure e legumi, stoccafisso, salame, formaggio e fichi secchi erano i suoi alimenti preferiti; sembra che andasse matto anche per le trenette al pesto e che, a differenza di Cavour, fosse astemio.
Un altro dei suoi piatti preferiti era la carne arrosto, come racconta la figlia Clelia nel suo libro “Mio padre”. Egli, in particolare, amava quello che definiva “ciurasco”, la versione casalinga del “churrasco” gustato nell’America Latina. Garibaldi poneva il pezzo di carne sulla brace e, quando questo era arrostito, lo toglieva dal fuoco e tagliava le parti esterne ben cotte; quindi ributtava la carne sulla brace e andava avanti così, fino ad esaurimento del pezzo (e forse anche della brace).
Anche il pesce crudo faceva parte della sua alimentazione: la figlia descrive infatti il padre intento a gustare scampi, ancora gocciolanti d’acqua salata, per rifocillarsi dopo i trionfi della sua Spedizione dei Mille.
Ma Garibaldi non amava solo mangiare: egli si dedicò anche all’agricoltura e all’apicoltura, che lui stesso definiva la sua “occupazione prediletta” in una lettera scritta proprio al Presidente della Società Italiana di Apicoltura; anche Clelia lo aiutava in questa sua attività, non senza un po’ di paura per le tante api che le svolazzavano intorno!
Un simpatico evento circa il rapporto di Garibaldi con il cibo è raccontato da Massimo Montanari nella sua opera del 1992 “Convivio oggi: storia e cultura dei piaceri della tavola nell’età contemporanea”. Qui, lo storico italiano riporta la cronaca di un pranzo allestito nel 1861 a Pavia, in tutta fretta, per la venuta di Garibaldi, come raccontato nella pubblicazione “Il ventre di Milano”, opera collettiva del 1888. Quando i pavesi seppero che Garibaldi avrebbe dovuto raggiungere la loro città per andare a trovare Adelaide Cairoli, nota patriota italiana, organizzarono un banchetto alla meglio nella grande sala al primo piano dell’albergo dei Tre Re. A tavola erano quattrocento persone e il proprietario dell’hotel, Pietro Galli, si preoccupò non poco quando seppe che avrebbe dovuto servire a tutti del branzino in bianco e delle pernici in salmì. Chiamò allora Federico Carini, “il Pico della Mirandola” dei camerieri, confidandogli di aver preparato piccioni, trote e lucci che andavano spacciati rispettivamente per pernici e branzini… Il Carini rimase perplesso, ma poi decise di sostenere il Galli in questa messinscena. Non è dato sapere se l’eroe dei due mondi fosse abboccato all’amo, fatto sta che, come riportano le cronache, Garibaldi mangiò due fettine di prosciutto, un’aringa e poco luccio/branzino… Ma non toccò il piccione/pernice in salmì!
Garibaldi, da amante della buona tavola qual era, non disdegnava neanche le preparazioni dolci. Pare che le gallette da marinaio farcite con uva passa fossero il suo dessert preferito, e proprio a questa sua golosità sarebbero stati ispirati quelli che oggi sono noti come “biscotti Garibaldi” e che sono conosciuti soprattutto in Inghilterra, più che nel nostro Paese. In effetti, Garibaldi suscitava ammirazione negli anglosassoni già da molto tempo: nel 1854, quando il patriota italiano aveva visitato la cittadina di Tynemouth – nel nord-est dell’Inghilterra – aveva ricevuto una calorosissima accoglienza, ed in seguito a questa visita John Carr, il maestro pasticcere scozzese definito “il re del biscotto”, si rivolse all’azienda dolciaria Peek Freans per iniziare a produrre e a commercializzare i biscotti con uva passa tanto cari a Garibaldi, chiedendo che riportassero il suo nome, in onore di lui e della sua fama: nacquero così i biscotti Garibaldi, che divennero in breve tempo un classico della pasticceria inglese, citato anche in molte sit-com e pièce teatrali.
Dopo il suo arresto ed il suo esilio a seguito della marcia verso Roma per scacciare Papa Pio IX nel 1862, la fama di Garibaldi all’estero crebbe ancora di più. Nel 1864 egli trascorse molto tempo a Londra, dove la stampa lo trattava al pari di una leggenda vivente. Per rendersi conto della sua incredibile popolarità, basti dire che Giuseppe Garibaldi fu uno dei primi testimonial pubblicitari della storia: dopo aver prestato il suo nome ai biscotti, egli arrivò a cedere la sua immagine in cambio di denaro per prodotti di ogni tipo, dal tonno al lucido per stivali.
La ricetta che io riporto dei biscotti Garibaldi, con piccolissime modifiche (soprattutto nelle dosi), è tratta dallo Starbooks ed è la versione di Delia Smith di questi golosissimi biscotti dedicati all’eroe dei due mondi.
- 145 g di farina 00 + quella per la spianatoia
- 5 g di lievito (baking powder, lievito non zuccherato né vanigliato)
- 1 pizzico di sale
- 35 g di burro morbido
- 35 g di fruttosio (o zucchero di canna integrale) + quello per la superficie
- 35 g di latte intero
- 80 g di uvetta
- 1 albume d’uovo
- Preriscaldate il forno a 180° C. In una ciotola setacciate la farina con il lievito ed il sale, quindi unite il burro morbido ed impastate con le punte delle dita ottenendo un composto sabbioso. Unite quindi il fruttosio (o zucchero di canna) ed il latte ed amalgamate bene in modo da avere un impasto omogeneo. Dividete quindi il composto in due parti di uguale peso e stendete entrambe su di una spianatoia infarinata ottenendo due rettangoli di 20x15 cm. Spargete su di uno di essi l’uvetta, ricoprite con l’altro rettangolo di impasto e stendete nuovamente il composto con il mattarello , quindi rifilate i bordi ottenendo un rettangolo di 18x28 cm. Ritagliate dal rettangolo i vostri biscotti che saranno lunghi 7 cm e larghi 3 cm, poneteli su di una teglia coperta con carta da forno, spennellateli con l’albume che avrete sbattuto e spolverizzate con un pizzico di fruttosio (o zucchero di canna). Cuocete per circa 12 minuti, quindi sfornate e fate raffreddare completamente prima di servire.
Bibliografia:
V. M. De Marinis, Giuseppe Garibaldi, 2013 GoodMood
P. Paci, Qui mangiava Garibaldi, 2011, De Agostini Editori
C. Garibaldi, Mio padre, 1948, Erasmo Editori
D. Smith, Delia’s Cakes, 2013, Hodder & Stoughton
http://www.taccuinistorici.it/
http://starbooksblog.blogspot.it/
Marianna dice
Sono sincera non amo molto l’uvetta… ma questi biscotti sono meravigliosi!!! Mi sa che li provo…e credo me li mangerò anche… Bravissima come sempre!
pixelicious dice
Ciao Marianna! Io invece adoro l’uvetta… Ma credo che se al suo posto usi ad esempio delle gocce di cioccolato, non fai torto a nessuno 😉 Grazie di cuore, un abbraccio! :*
Vittoria Traversa dice
Ciao Sara, grazie per il contributo. Io ho accennato ai biscotti e tu li hai fatti, manco ci fossimo messe d’accordo! Perfetto! Io anni fa li trovai qui a Genova, non ricordo neanche dove. Buonissimi. Ora provo a farli in casa!
pixelicious dice
Ciao Vittoria, anche oggi degna ambasciatrice di una giornata memorabile… Davvero, ho letto il tuo articolo, il mio post sembra l’approfondimento di quel tuo paragrafo! 😀 Io non li ho mai visti in giro invece, ma forse perchè non conoscendoli prima d’ora, non li avevo mai cercati. Davvero buonissimi nella loro semplicità, se si ama l’uvetta (ed è il mio caso)… Grazie ancora, un abbraccio!
Nadina Serravezza dice
Non amo tantissimo l’uvetta ma hanno un’aspetto così delizioso che riuscirei a mangiarne anche più di cinque 😉 Bravissima …. come sempre
pixelicious dice
Ecco vedi, lo so che sono quasi l’unica ad amare l’uvetta! 😀 Grazie mille Nadina, di cuore! 😀