Durante l’inverno, qui in Toscana è buona usanza preparare il castagnaccio almeno quattro o cinque volte 😛 E prima che l’inverno volga al termine, anche io ho deciso di dare fondo alle mie scorte di ottima farina di castagne (qui a Lucca, “Prospero” è il rivenditore ufficiale, e come la sua farina un ce n’è!). Quanti ricordi, con il castagnaccio… Quando ero piccola ne ho fatte scorpacciate immense: la nonna Lilia lo preparava divinamente, ed anche se inizialmente non lo apprezzavo (si sa, i bimbi preferiscono altri sapori, tipo la cioccolata :P), ho imparato piano piano ad apprezzarlo… Poi le nonne se ne vanno, ma per fortuna ci sono le mamme che per tempo riescono ad avere la ricetta, che si tramanda quindi da tre generazioni (o forse di più, chissà), e riescono a farti apprezzare quei sapori particolari, ma speciali, che odorano di famiglia e di tradizione… Se chiudo gli occhi mi sembra di essere lì, in quella vecchia casa, il profumo di farina di castagne e rosmarino che sale fino agli alti soffitti e che giunge su, al piano superiore… Io adoravo dormire da mia nonna. E quante volte mi sono svegliata con quel profumo che penetrava sotto alla porta della mia camera (o meglio, la camera che, da bambina, era di mia madre)… Scendevo giù, gli occhi ancora abbottonati, e con le parole di bambina spiegavo alla nonna che la colazione la volevo “dolce”, e che il rosmarino e le castagne erano tutto fuorchè alimenti adatti alla colazione… “Vedrai, poi ti piacerà. Oh nini, dai retta, come questo un ce n’è!”… Dio mio, quanto aveva ragione. Che cosa darei, adesso, per rivivere quei momenti di intensa gioia, di spensieratezza, che cosa darei per avere un po’ del calore che solo mia nonna materna sapeva darmi, dentro e fuori dalla cucina!
Mia nonna era pratese, anche io lo sono, e quindi la mia versione di castagnaccio rispecchia quella zona della Toscana. Anche se poi, col tempo, ho assaggiato e apprezzato anche versioni un po’ diverse… Ma mai snaturate, sia chiaro (so di castagnacci preparati con il latte al posto dell’acqua, addirittura c’è chi ci mette uova e lievito… Per noi toscani è un’eresia! Chiamatele “torte con la farina di castagne”, ma non “castagnaccio”, via!). Mia nonna usava solo pinoli e rosmarino per profumare il Castagnaccio; qui a Lucca, invece, dove vivo da un anno e più (ma per 10 anni ho fatto il solco sull’A11 ogni fine settimana per passare il week-end a casa del mio ragazzo, dai miei suoceri), utilizzano spesso anche uvetta, noci e scorza d’arancia. Nella mia versione, fedele alla nonna Lilia, ho aggiunto solo l’uvetta, che io amo da impazzire (e che purtroppo a molti non piace)… Per il resto, il merito è solo suo, della nonna, come del resto è suo il merito di avermi insegnato ad amare i piatti tipici della nostra terra (le polpette del Martedì grasso, il tiramisù, le frittelle di riso – a breve ricetta -, le frittelle di Berlingaccio, la torta di mele e tante altre ricette tradizionali), e a non farli passare mai di moda.
INGREDIENTI (per una teglia rotonda, diametro 30 cm)
100 gr. di uvetta sultanina
500 gr. di farina di castagne
800 ml di acqua naturale
100 gr. di pinoli
sale
olio extravergine di oliva
rosmarino
PREPARAZIONE
Mettete l’uvetta a mollo in acqua tiepida per farla reidratare. Mescolate la farina di castagne con l’acqua facendo attenzione a non far formare i grumi (io verso poca acqua per volta nella farina, e quando il composto risulta cremoso ripeto l’operazione), aggiungete due pizzichi di sale, tre cucchiai d’olio extravergine di oliva e metà dei pinoli e dell’uvetta (strizzata) nell’impasto; mescolate ancora, quindi lasciatelo riposare un attimo. Nel frattempo oliate una teglia da forno rotonda, poi versateci il composto e, sulla superficie, decorate con qualche fogliolina di rosmarino e con l’uvetta e i pinoli rimasti. Formate quindi un asterisco con l’olio versato a filo (una croce e poi ancora una croce!), quindi infornate nel forno già caldo a 190° C per 25 minuti (mandate la ventilazione più alta giusto gli ultimi due minuti se la crosticina non si è ancora formata o se non vi sembra sufficiente; in ogni caso dipende anche dalla larghezza della vostra teglia, e quindi dallo spessore del castagnaccio); per essere sicuri che la consistenza internamente sia giusta (solida ma morbida, non secca) aiutatevi con uno stuzzicadenti. Attenzione: l’olio versato a filo dovrà aver formato dei solchettini abbastanza visibili sulla superficie del castagnaccio (se così non fosse, lasciatelo in forno qualche altro minuto), e dovranno essersi formate delle piccole crepe. Una volta che il vostro castagnaccio sarà pronto sfornatelo e fatelo raffreddare, quindi affettatelo e servitelo.
Con questa ricetta partecipo al contest La Mia Toscana, del blog di zia Consu, I Biscotti della Zia in collaborazione con Versilia Format!
… E al contest Storie di Piatti e Territori organizzato da Vetrina Toscana!
zia Consu dice
Anche x me il castagnaccio deve essere così (anche se l’uvetta non l’ho mai messa), un dolce che ho sempre amato e continuo ad amare spassionatamente 🙂
Grazie x la tua partecipazione, ti inserisco in elenco ed aspetto come l’altra volta le foto alla mail ibiscottidellazia@gmail.com
Buona giornata <3
Sara dice
Io sono un’amante dell’uvetta, neanche mia nonna la metteva nella sua versione (lei non transigeva!), ma qui a Lucca sì ed io non resisto 😛 Ma non rinuncio però al rosmarino e ai pinoli, che a Lucca invece “diventano” scorze d’arancia e noci… Provincia toscana che vai, castagnaccio che trovi 😉 E’ un dolce particolare il castagnaccio, non tutti lo apprezzano, e non tutti capiscono che bastano acqua e farina per renderlo speciale, che a differenza delle torte classiche qui uova, latte e lievito non servono, anzi snaturano!! Foto inviate Consu, scusa di nuovo 😉
Un bacione e buona giornata a te!